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Studenti dopo una visita al Senato scrivono, sdegnati, al Presidente della Repubblica

 

Studenti dopo una visita al Senato scrivono, sdegnati, al Presidente della Repubblica


Aula del Senato quasi deserta ed i pochi Senatori presenti pensavano a tutt'altro fuorché svolgere il proprio importante e molto remunerato ruolo di parlamentare: questo hanno rilevato gli studenti della 5A del liceo XXV Aprile di Pontedera che, al rientro, scrivono una lettera a Giorgio Napolitano
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Egregio signor Presidente della Repubblica,

a scriverle sono venti ragazzi che quest'anno sosterranno l'esame di maturità, studenti e studentesse del liceo Scientifico «XXV Aprile» di Pontedera. Ci rivolgiamo a Lei per la prima volta, ma l'argomento di cui vorremmo renderla partecipe ci sembra alquanto importante. La questione riguarda una visita che la nostra classe, insieme a due insegnanti, ha effettuato il 2 dicembre al Senato della nostra amata Repubblica.

Avremmo tanto voluto dimostrarle il riconoscimento verso le Nostre istituzioni e la felicità per aver avuto la possibilità di partecipare a tale visita, ma purtroppo i sentimenti che ci spingono a scriverle sono decisamente altri.

Siamo da poco maggiorenni, alcuni di noi hanno già avuto l'onore, nonché il dovere, di votare alle ultime elezioni. Tutti ci interessiamo alla politica, chi più e chi meno. Tutti, a scuola, seguiamo le lezione di educazione civica. Tutti studiamo gli articoli più importanti della nostra Costituzione e tutti crediamo nei suoi Principi Fondamentali. Ci stanno insegnando che non bisogna cedere a quella malattia, diffusa fra molti giovani, che è l'«indifferentismo». Ci stanno insegnando quel principio che un certo signor Piero Calamandrei insegnò agli studenti milanesi nel '55 e cioè che sulla libertà bisogna vigilare ogni giorno, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica.

Dopo aver letto queste parole si immagini dunque con quale entusiasmo e aspettativa attendevamo la visita al Senato. Nel primo pomeriggio siamo stati alla Libreria del Senato, dove una cortese signorina ci ha parlato di quest'importante organo di Stato: il ruolo, i poteri, la fisionomia. Dopo aver chiarito alcune curiosità ci ha esposto che cosa avremmo sentito alla seduta pubblica. L'ordine del giorno prevedeva la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2008, n. 155, recante misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell'erogazione del credito alle imprese e ai consumatori, nell'attuale situazione di crisi dei mercati finanziari internazionali. Visto il tema molto attuale, la signorina ci ha anche spiegato che eravamo fortunati, in quanto avremmo assistito ad un'importante, se non accesa, discussione parlamentare.

Un po' intimoriti, ma molto emozionati, siamo entrati a Palazzo Madama e, scortati dai commessi, siamo finalmente entrati per assistere alla seduta. Il presidente del Senato stava già introducendo la relazione del disegno di legge e si immagini il nostro stupore, mettendoci seduti, nel vedere che decine di posti erano vuoti, che le tribune a sbalzo erano pressoché deserte e che nessuno di quei pochi signori presenti stava ascoltando il Presidente. Ci è venuto spontaneo chiedere spiegazioni ai commessi, i quali ci hanno cortesemente rassicurati, spiegandoci che ogni senatore conosceva già il disegno di legge e la lettura da parte del Presidente era pura formalità. La situazione e soprattutto il grado di attenzione sarebbero sicuramente cambiati da lì a poco.

Ma ancora più stupore lo abbiamo provato nel momento in cui ci siamo resi conto che la situazione, con il passare dei minuti, non solo non cambiava, ma degenerava: i senatori parlavano fra di loro ed al cellulare con estrema naturalezza, generando un fastidiosissimo brusio di sottofondo, per altro non captato dal Presidente, che neppure tentava di richiamare all'ordine tali senatori. Ai più sfrontati con il cellulare alla mano si contrapponevano però i senatori più pacati: non conversavano, non interagivano, ma sfogliavano semplicemente le pagine dei quotidiani o dei giornali di gossip. Non dimentichiamo poi coloro che usavano con naturalezza il computer, aperto in bella vista davanti ai loro scanni. Dalla nostra tribunetta, esterrefatti, scrutavamo tutto e tutti. La situazione stava per toccare il fondo: alcuni senatori cominciano a esporre i loro discorsi e le loro opinioni riguardo il decreto-legge, ma il brusio ovviamente non si placa neppure adesso.

Molti di loro, concluso il discorso, prendono la ventiquattr'ore e se vanno, senza nemmeno ascoltare la risposta degli altri parlamentari. Altri continuano insistentemente a conversare e come l'esponente del proprio schieramento conclude il discorso si girano e con estrema naturalezza applaudono, senza nemmeno aver ascoltato una virgola dell'arringa. Molti altri entrano ed escono, leggono e scrivono, ci guardano e sorridono.

Ma lo stupore provato fino ad adesso in un soffio si trasforma in profonda delusione e vergogna. Ad alcuni di noi infatti capita per caso di ascoltare alcune frasi frammentarie, ma purtroppo del tutto intelligibili, di un senatore che, salito sulla tribunetta, stava rispondendo alle domande di altri signori scandalizzati quanto noi. «E' normale, è anni che è così», ripeteva tale signore alle loro domande riguardo l'assenteismo. «L'Italia ormai è un Paese che non può più essere riformato», sosteneva. «I senatori si presentano solo per le votazioni più importanti; il titolo ormai è acquisito», rimarcava.

L'entusiasmo di venti giovani cittadini si è cancellato al sentire queste frasi. L'unica cosa che provavamo uscendo da Palazzo Madama quel martedì era delusione, amarezza, vergogna. Tutte quelle belle aspettative di cui eravamo pieni la mattina sono sfumate in quella mezz'ora.

Come si può governare bene un Paese se non si siede quasi mai in quelle tribune? Come si possono risolvere i problemi dello Stato senza dar loro attenzione? Come si possono trovare compromessi senza ascoltare le opinioni altrui? Come si può aiutare un Paese che sta soffrendo, che ha molte lacune da sanare, che ha gravi problemi da affrontare, se si hanno radicate nella mente le convinzioni di quel senatore?

Nei giorni successivi abbiamo continuato a parlarne in classe e le nostre professoresse si sono sentite quasi in dovere di chiederci scusa. I loro intenti erano due: coltivare e cementare il nostro senso civico e il nostro interesse per la politica e formare la nostra fiducia nelle istituzioni. Quest'ultimo è crollato come un castello di sabbia, lasciando dietro di sé le fondamenta della delusione. Ma per quanto riguarda la coscienza civica, difficile a crederci, si è resa ancora più salda: di assenteismo, di disinteresse, di falsità nella politica italiana avevamo sentito solo parlare, adesso però li abbiamo visti con i nostri occhi. Vedere per credere. La presa di coscienza di una realtà che in pochi vogliono ammettere ha generato un'unica, ma forte, sicurezza: la politica non può e non deve essere quella che ci si è presentata davanti. «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione», così recita l'articolo 67 della nostra Costituzione, e, se noi siamo la Nazione, non siamo più così sicuri di voler essere rappresentati da chi non si ripete ogni giorno questa frase.

Come noi anche altri studenti potrebbero aver avuto, e a nostro parere è cosa certa che sia accaduto, la stessa reazione. Perciò, pur essendo consapevoli che questa nostra lettera non cambierà quello che abbiamo visto e sentito nell'aula del Senato, ci è sembrato doveroso doverla rendere partecipe della nostra esperienza, delle nostre sensazioni e delle nostre conclusioni.

In veste di garante della Costituzione e rappresentante dell'unità non le poniamo alcuna richiesta, né le formuliamo alcun appello, ma la ringraziamo soltanto di aver speso un po' del suo tempo nel leggere questa lettera. In veste di cittadini italiani invece le chiediamo di far tesoro del pensiero, per non dire dello sdegno, di venti studenti, fieri cittadini italiani esattamente come Lei.

La Quinta A del Liceo

Scientifico «XXV Aprile»

Pontedera

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Submitted by lemico on Mer, 2009-01-07 22:18.

Io ho solo un commento da fare. Eccolo
Hahahahahah Heheheheheheh
tutto qua. Si vede che sono giovani, beata gioventù.

Submitted by Pezza on Mer, 2009-01-07 22:57.

ciao Lemico, leggendo la triste lettra è venuta anche a me la stessa battuta....ma non xké mi ritengo vecchio :D

Immagino il loro stupore.....
se sono maturandi forse si stanno adesso affacciando alla vera cruda realtà che li circonda.....

omissis il "forse".!....
SO benissimo che a quell'età SI CREDE nelle cose!!! si ha ancora l'illusione del bene che sconfigge il male.....
insomma, anche solo: " chacchio, andremo in parlamento e vedremo i parlmentari! quelli che sono seduti al lato guida del paese! chi prende le decisioni x noi! sai che figata???? e se dicono cose sulle quali non sono d'accordo, io che ho la mia, potrò magari dirla....sai che bello???"

è stata proprio questa la maggiore delusione.....credo....
vedere che in realtà , non c'é l'esempio di abnegazione che sarebbe richiesto a chi ci governa....
anche la "sfortuna" di non poter assistere ad una vera seduta è stata una botta mica da ridere....
e poi la delusione di non sentirsi cittadini rappresentati, anche so sono così giovani.

insomma, mi viene da chiedermi:
con quale spirito questi ragazzi parteciperanno o avranno fiducia nella politica in futuro???
qualcuno, aimè sbagliando, prenderà il lato buono dell'assenteismo e del lassimo e forse cercherà di essere il politico "vecchio stampo" nel futuro.....SPERIAMO DI NO!!!!!

ma soprattutto mi chiedo....
come faranno le insegnanti a dire di fare silenzio, di non usare il telefono cellulare o i pc portatili o leggere i giornali mentre spiegano?????

Nando de Vitis, anche tu, se i tuoi alunni leggono 'sta lettera, come farai???? :D :D

Credo ci sia da fare un'altra bella riflessione....come se non fossero già abbastanza....

Submitted by devina on Thu, 2009-01-08 22:28.

ciao francesco,
leggendo il tuo post l'idea che mi è venuta è stata quella di far leggere in classe la lettera.
Cosa che farò sicuramente; anzì lascerò una copia in sala professori e mi farò portavoce affinchè tutti sappiano di questo (tragico, ma non "inimmaginabile" - conoscendo i miei polli -) episodio.
Riguardo alla convivenza in classe, personalmente mi regolo molto semplicemente.
Non impongo nessuna regola se non sono io stesso, per primo, a rispettare quella regola.
Ai ragazzi faccio un discorso elementare:
"non mi vedrete mai, in classe, con gli occhiali da sole, masticare gomme, leggere il giornale o usare il cellulare.
Se lo avessero fatto i miei insegnanti a me sarebbero girate le scatole; e se lo facessi ora io, sarebbe una mancanza nei vostri confronti.
Allo stesso modo mi aspetto da voi un comportamento analogo.
Stesse regole per tutti, insegnanti e alunni, ossia reciproco rispetto".
Esiste una regolamentazione interna alla scuola (decisa collegialmente) a cui potersi appellare e dire che è vietato questo, è vietato quest'altro..., ma io preferisco fare a modo mio.
L'anno scorso c'era in classe con me un'insegnate di sostegno che mentre masticava la gomma, in perfetto stile "ruminante", diceva agli alunni di non usare "le gomme da masticare".
Mi veniva la voglia di darle un calcio in culo
di collo pieno.
Per fortuna siamo stati poco insieme perchè è andata in maternità e non l'ho più vista fino alla fine dell'anno.
a presto
nando

Submitted by lemico on Mer, 2009-01-07 23:22.

Io veramente avrei tante cose da dire, ma purtroppo non posso, mi autocensuro, se dicessi quello che penso veramente sulla politica in generale sarei passibile di denuncia. Tempo fa trovai un pezzo su un sito in Internet, la diceva papale papale sulla politica e sui politicanti, lo volevo publicare, mi consigliai con Rocco e questi mi disse che giustamente era troppo forte in effetti aveva ragione e non ne feci nulla.
Io mo dico, se abbiamo senatori (e non sono pochi) che hanno superato gli 80 anni, cosa ne vuoi, ma dategli la pensione e mandateli a casa, come fanno poveracci ad andare in aula.
E mi fermo qui non voglio dire il resto.

Submitted by midiesis on Thu, 2009-01-08 08:42.

"...I padri costituenti, secondo le cronache piu' accreditate, nel dopoguerra conducevano una vita sobria e morigerata, in pratica condividevano le ristrettezze del disastro bellico, come il resto della cittadinanza, e avevano un senso della decenza perdurato sino agli anni '70.
La svolta dei costumi si consuma negli anni '80, sulla scena politica irrompono personaggi rampanti, capitani coraggiosi e faccendieri d'ogni specie, con loro gli stipendi e gli appannaggi registreranno un'impennata fuori controllo.
Gli anni '90, dopo il tramonto delle ideologie e lo scandalo di «tangentopoli», hanno segnato una nuova epoca, la cosiddetta 2 Repubblica, per 3 lustri sono emersi partiti e personalita' politiche, la Casta, che sull'altare del «favore elettorale» hanno sacrificato la buona amministrazione e il bene comune." - tratto da "La casta" di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella

Leggendo una delle testimonianze riferite ai parlamentari del dopoguerra, su "La casta", ne sono rimasto colpito proprio da come vivevano il mandato parlamentare.

Submitted by Valentina (not verified) on Fri, 2009-01-09 20:06.

Mi unisco nel sentimento di rammarico espresso dai miei compagni di Liceo della 5A!
Confesso che il giorno seguente alla loro visita, durante il quale mi hanno raccontato ciò a cui avevano assistito, sono rimasta esterrefatta!
come si può pretendere che il nostro Paese cambi e risorga dalle ceneri?Come si può pretendere che i cittadini si affidino a delle persone che dovrebbero essere i "saggi" del nostro Paese, e che dimostrano di avere meno attenzione di un bimbo di 3 anni????
Pongo nuovamente i miei complimenti ai ragazzi della 5A per il modo diretto, limpido e spontaneo in cui hanno scritto la lettera ...
spero vivamente che questi scandali possano servire a noi giovani a scuoterci: IL FUTURO SIAMO NOI!IMPEGNAMOCI A CAMBIARLO!!!!

Submitted by Giacomo Ciraci (not verified) on Sab, 2009-01-10 15:44.

A me viene da ridere leggendo tutto questo perchè un paio di anni fa ci sono stato anch'io a visitare il parlamento, e sapete cosa ci ho trovato??!...LA STESSA IDENTICA STORIA....Dovevamo per forza indossare giacca, cravatta, e "scarpino".Per chi mi conosce sa bene che indossare tutto ciò, è un pò una specie di tortura per me. Durante tutto il viaggio il preside che ripeteva:Ciracì mi raccomando a te, non te ne venire con quei ciondoli appesi, e quei pantaloni larghi, altrimenti sono affari tuoi. La mattina mi ritrovo nella hall dell'hotel con il preside che comincia a guardarmi dalla testa e dice: bene Ciracì, bene..continuava a dire: Bene Ciraci, bene..fin quando non arriva alle scarpe...me le guarda, alza la testa e dice:MA SIAMO IMPAZZITI??!! SONO MODI DI VESTIRE QUESTI??!! TU VORRESTI VENIRE COSI' IN PARLAMENTO??!! TE LO SCORDI!!....indossavo delle semplici e comode "Converse" verde militare, sotto un elegante vestito in giacca e crevatta. Guardo il preside e gli dico: Preside, per quanto mi riguarda l'importante è essere educati,io lo sono,e per quanto riguarda le scarpe ho solo voluto aggiungere un pò di "stile" a questo "orrendo" vestito che ho dovuto mettere per forza....
Arriviamo dinanzi al parlamento,professori e preside che continuavano a ripetere "Ragazzi mi raccomando, dovete essere educati, seri, non potete parlare mentre siamo dentro",e bla bla!
TEORICAMENTE all'entrata dovevamo passare sotto una porta "metal detector"..infatti così è stato...ma era spenta quindi potevo entrarci anche con una pistola, non mi avrebbe sgamato nessuno!
Dopo una cosa del genere comincio ad innervosirmi, a sclerare da solo mentre gli altri camminavano...ci fanno fare il giro del palazzo,BELLISSIMO BELLISSIMO BELLISSIMO...peccato che non c'era nessun politico, e quei pochi che erano presenti prendevano il caffè ridendo su chissà cosa...!!...vabbè passiamo avanti. La giuda ad un certo punto ci raccomandò di "FARE ASSOLUTO SILENZIO" perchè c'era una seduta parlamentare in corso, e noi dovevamo visitare quella stanza, apre la porta, e ci appare una cosa SPETTACOLARE....cose mai viste, ORO,ORO,ORO.. un lusso squallido, poltrone comodissime....comunque abbiamo assistito ad una seduta parlamentare:
C' ERANO 4 GATTI(contati), 2 DA UNA PARTE E DUE DALL'ALTRA CHE MENTRE LEGGEVANO IL GIORNALE, BEVEVANO IL CAFFE', PARLAVANO AL CELLULARE, E GRIDAVANO TRA DI LORO!!!! UNO SCHIFO, DAVVERO UNO SCHIFO!! ERANO LA SOLO PER UN'ALTRO GETTONE DI PRESENZA PROBABILMENTE...NON CERTO PER APPROVARE QUALCHE LEGGE O DISCUTERE DI QUALCOSA DI SERIO!!
Guardo il preside e gli dico: Signor Preside, stamattina si lamentava per le mie scarpe,a me sembra che per entrare in parlamento bisogna essere prima di tutto MALEDUCATI,e poi si deve indossare un abito bello...quindi io no ci tornerò mai più!!...Ma siccome il nostro preside era ed è un (scusate il termine) LECCACULO DEI POLITICI...mi guarda male e fa: Ciraci cammina!!!!

Scusate per questa piccola storia forse noiosa...ma l'ho vissuto anch'io e ci volevo mettere la mia!!!!! :):)

e provate a dirmi voi come si fa a cambiare questo paese!!!...


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